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Lo Sport rischia

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Sono ferme attività educative e salutari: “Così non possiamo resistere a lungo”

Pubblichiamo la comunicazione del presidente dì Aicsport SSD società che, in associazione temporanea d’impresa con Sportalia Gestioni e Servizi S.R.L., ha la gestione del Centro Sportivo di Corsico.

Oggetto: COVID-19, Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche. Lettera al Presidente del CONI, Dott. Giovanni Malagò

Ill. mo Presidente,

a scriverLe è chi ha dedicato una vita allo Sport, dapprima praticandolo per passione, poi insegnandolo ai giovani nelle scuole ed infine assicurandone l’accesso e l’esercizio a decine di migliaia di persone nel corso di quasi trent’anni trascorsi alla guida di quella che oggi è una società sportiva dilettantistica iscritta al Registro CONI.

L’emergenza sanitaria in corso ha indubbiamente messo sotto scacco l’intero movimento, ad ogni livello possibile. Professionisti, dilettanti e semplici amatori: tutti sono stati costretti a fermarsi. Non solo, è la percezione dello Sport da parte della società ad essere essenzialmente mutata: da strumento di benessere a pratica da stigmatizzare in ogni caso, anche se compiuta con tutte le precauzioni raccomandabili e raccomandate.

La democraticità dell’emergenza è evidente anche guardando alle conseguenze che essa ha determinato.

Ai più alti livelli dell’industria sportiva ci si è visti costretti a rinviare le più grandi manifestazioni in programma, esattamente come ai tempi in cui la guerra ha segnato il corso della storia, e sono sempre più attuali le riflessioni svolte in seno alle multinazionali dello Sport in ordine alla necessità di tagliare i compensi dei tesserati. L’attenzione mediatica sul tema è quotidiana, ciò significando che l’urgenza è concreta e non più solo virtuale, come ci si sarebbe attesi non più tardi di un mese addietro.

Se questo è lo stato in cui versano le più alte rappresentanze del mondo dello Sport italiano ed internazionale, evidente è che una sorte non migliore sia toccata alle rappresentanze estranee all’élite.

A far data dal 23 febbraio scorso, alle associazioni e alle società sportive dilettantistiche – ovvero alle fondamenta che sostengono il movimento sportivo, lo alimentano nel quotidiano e ne garantiscono la sopravvivenza – è stato imposto di cessare ogni attività in nome della salvaguardia della salute pubblica e di congelare, quindi, tanto i rapporti con i propri collaboratori quanto le relazioni con gli iscritti e gli associati. Il blocco è stato ordinato senza alcuna garanzia, senza che nessuna rappresentanza politica, nessun organo di governo si premurasse di assicurare una prospettiva; pur tuttavia esso è stato accettato ed attuato, con grande senso di responsabilità e con l’estremo spirito di solidarietà di cui lo Sport è abile forgiatore. Ciò è avvenuto nella piena consapevolezza che gli attori “popolari” del mondo sportivo sarebbero stati i primi a fermarsi ed anche gli ultimi a ripartire, con la speranza che un supporto sarebbe comunque giunto, perché lo Sport dilettantistico non può morire.

Ad un mese da quel 23 febbraio, però, il pur flebile lume di quella fiducia è ormai prossimo ad estinguersi.

La forzata inattività sta consumando il movimento sportivo dilettantistico considerato nel suo complesso.

A pagarne il prezzo sono gli utenti, che hanno corrisposto quote di iscrizione ad attività organizzate il cui svolgimento è rimandato a data da definirsi; sono i collaboratori delle società o associazioni sportive dilettantistiche, il cui emolumento è legato all’opera effettivamente prestata; sono ovviamente le stesse società od associazioni sportive dilettantistiche, sulle quali, nonostante l’inattività, continua a ricadere l’onere di fare fronte alle spese per le forniture, a quelle rappresentante dai canoni di concessione ed a quelle comunque necessarie per assicurare la continuità di funzionamento degli impianti che non possono essere del tutto disattivati senza incorrere nel rischio di danneggiare gli ambienti e le strutture presso cui sono installati.

I provvedimenti normativi d’urgenza da ultimo emanati hanno avuto certamente il merito di soddisfare le istanze sociali ed economiche di alcuni dei protagonisti sopra elencati, soprattutto intervenendo attraverso misure di sostegno al reddito. È stata quindi assicurata l’immediata sopravvivenza di alcuni degli ingranaggi della macchina dello Sport dilettantistico.

È tuttavia legittimo chiedersi quale futuro attenda società ed associazioni sportive dilettantistiche, che di quegli ingranaggi costituiscono il meccanismo di innesco. Quante di queste riusciranno a sopravvivere alla tempesta se non verrà loro consentito di beneficiare di drastiche misure di sostegno, quali, ad esempio, la sospensione dei pagamenti delle forniture energetiche, il congelamento degli oneri derivanti dai rapporti con le controparti pubblicistiche, la previsione di strumenti di tutela nei confronti degli utenti che inevitabilmente faranno valere il diritto alla ripetizione di quanto corrisposto per la fruizione di un servizio che l’emergenza sanitaria ha impedito di erogare?

Ebbene Presidente, circostanze eccezionali impongono l’adozione di soluzioni altrettanto straordinarie, costringono ad atti di coraggio.

Nel corso degli ultimi trent’anni di attività ho affrontato le difficoltà in autonomia, assumendo le responsabilità delle mie scelte ed anche quelle discendenti dagli eventi estranei al mio controllo.

Questo è l’insegnamento che ho trasmesso ai miei studenti, esortandoli a non aggirare gli ostacoli e ripetendo loro che nello Sport la fatica, il dolore e l’imprevisto sono parte della gioia per l’impresa.

Non voglio quindi chiederLe di lottare al nostro posto, permettendoci di defilarci.

La corsa contro il COVID-19 è la nostra corsa, quella di un intero movimento, chiamato a marciare compatto e senza defezioni.

La mia è più di una richiesta di supporto. È un appello affinché non vengano smarriti l’audacia e l’ardore di cui lo Sport è veicolo privilegiato, affinché non siano vinti lo slancio e la sfrontatezza con cui ha avuto inizio questa battaglia. Perché si può accettare di fermare lo Sport, ma non ci è consentito di farlo morire.

AICSPORT SSD

Il Presidente
Antonio Rogliani

Ci associamo alle richieste fatte alla regione Lombardia da: ASI Lombardia, Associazioni Impianti Sportivi, ANIF Lombardia, CONFCOMERCIO, CONI comitato Lombardia e Comitato Concessionari Sportivi Milanesi.

Sono coinvolti in questo lungo stop un elevatissimo numero di società sportive, tantissimi atleti tesserati, gli operatori, i dirigenti societari e federali, i tecnici, gli operatori amministrativo-gestionali, gli istruttori, ma anche il substrato sociale e sportivo che tutti questi operatori gestiscono. Le comunità che essi coordinano, organizzano, rappresentano e che contribuiscono a far crescere nei valori etici, morali, nei risultati sportivi, e sempre di più, nella salute. 

Si tratta insomma di qualcosa di più di mere prestazioni sportive, che comunque ci sono e vanno tutelate, e hanno contribuito fino ad oggi a tenere alto l’onore dell’Italia nel Mondo. 

“Nel riconoscere […] l’importante sforzo compiuto dal Governo, riteniamo cruciale che si condivida e si dia fin d’ora il quadro delle prossime “tappe” a livello territoriale, concrete e veloci, per restituire energia e sostanza al settore dello sport e da qui contribuire a ridare fiducia al sistema, rispetto a un percorso di ricostruzione che dovrà far seguito ad un evento correttamente equiparato ad una guerra. […]

Noi siamo al vostro fianco.